Medicina predittiva
Nello scorso articolo, ho provato a spiegarvi la differenza fra prevenzione e diagnosi precoce.
Una branca della medicina che si dedica all’anticipazione del sintomo è invece detta medicina predittiva. Di che cosa si tratta lo spiega direttamente il Ministero della Salute:
“La medicina predittiva si rivolge alle persone sane o senza malattie evidenti, in queste ricerca i segni della fragilità o del difetto che conferiscono loro una certa predisposizione a sviluppare una malattia”.
In questo caso si parla di indagini genetiche: in sostanza, si studia, attraverso l’esame del DNA, il patrimonio ereditario del paziente, tale che si possano individuare tracce di malattie gravi che il paziente stesso potrebbe sviluppare.
Ma è davvero così utile operare questo tipo di indagini? E’ così certo che un individuo con un patrimonio genetico simile a un malato terminale possa sviluppare la stessa identica malattia?
Uno degli esempi di medicina predittiva è rappresentato dalla nota attrice e regista hollywoodiana Angelina Jolie, la quale ha subito l’asportazione volontaria di entrambe le ghiandole mammarie dopo aver riscontrato lo stesso gene che, dopo dieci anni di sofferenze, aveva portato la madre a morire di cancro al seno. Secondo l’indagine cui la Jolie si sottopose, vi erano l’87% di possibilità di sviluppare il medesimo cancro e il 50% di riscontrarlo anche alle ovaie.
Sostituire le indagini genetiche con le indagini bioenergetiche? Assolutamente no, dobbiamo sempre vedere le indagini alternative come mezzi di conoscenza in più di un paziente e io lo riservo soprattutto per la prevenzione di quelle patologia per le quali ancora non c’è un mezzo di predizione e soprattutto di prevenzione in quelle fasi della malattia in cui non è neanche possibile una diagnosi.
Il dr. Barry Reisberg, M.D., direttore clinico del Dementia Research Center della New York University School of Medicine ha descritto come le abilità cambino nel corso della malattia e classificato l’evoluzione clinica della malattia in 7 fasi.
La cosa più eclatante è che in questa classificazione nelle prima due fasi non vi è possibilità di fare una diagnosi!
Eppure ancora non v’è certezza su questa consequenzialità dovuta alla corrispondenza fra patrimoni genetici. Un esempio l’ho davanti proprio nella mia professione di medico: tra i miei pazienti, infatti, v’è una coppia di gemelli omozigoti – pertanto con identico patrimonio genetico – in cui, tuttavia, la SLA, Sindrome Laterale Amiotrofica, è presente in uno solo dei due gemelli. Secondo la medicina predittiva, entrambi avrebbero dovuto mostrare la stessa malattia, mentre la realtà vede uno dei due individui perfettamente sano.
Ovviamente, nessuno è qui per smascherare questa o quell’altra teoria, il mio obiettivo è piuttosto quello di indurre a riflessioni e ragionamenti atti ad accrescere la cultura medica del paziente, fatta anche di domande e perplessità, a volte ben riposte altre facilmente “archiviabili”.
La stessa terapia con i biofotoni è una risposta concreta a tanti dubbi di tante persone che ricerchino un modello di prevenzione affidabile e al tempo stesso attuabile senza addentrarsi in particolari percorsi, talvolta anche invasivi. Nella mia esperienza, ci sono molte esperienze che dimostrano la bontà di questa tipologia di trattamenti, e non vedo l’ora di parlarvene nel corso dei prossimi appuntamenti.
Nel frattempo, se volete maggiori informazioni o volete prendere appuntamento per un primo colloquio conoscitivo con il sottoscritto, scrivetemi pure alla mail info@domenicoalfieri.it